Leonardo Addati e la sua band
Leonardo Addati e la sua band hanno convinto la critica del festival Let me live e hanno portato a casa il riconoscimento della giuria. Un gruppo esperto con tanti concerti già alle spalle. Il Domani Andriese ha incontrato proprio Leonardo, per conoscere meglio la loro musica. Leonardo Addati calca i palchi del territorio, della Puglia e va anche in giro per l’Italia. Una passione che si concretizza nel 2001. Com’è nata questa voglia di musica? “La musica c’è sempre stata. A 8 anni la prima chitarra, poi un pianetto, una batteria fino a ritornare alla chitarra. Dopo un periodo di stop musicale, a 17 anni, la voglia di raccontare qualcosa di me mi ha portato alla scrittura e di nuovo alla musica. Nel 2001 il primo premio della critica vinto ad un festival pugliese mi ha spianato la strada fino a questo momento”. Un po’ Rino Gaetano, un po’ pop, temi che richiama il reggae o atmosfere un po’ retro della tradizione musicale italiana. Con l’aggiunta di un suono moderno e ricco. Cosa c’è nella musica della vostra band? “Stimo molto Rino Gaetano, anche se fino al 2004 non sapevo neppure chi fosse. Poi è divenuto un punto di riferimento per le mie composizioni, ma c’è altro nella Addati Band. Una differenza importante è quella di essere una band, ciò che scrivo e compongo viene valorizzato da tutti noi grazie al nostro personale bagaglio di idee e creatività. Gianluca Porro, batterista, arricchisce le mie idee di groove rendendole energiche; Nicola Liso, bassista, da spunti stravaganti alle mie idee; Michele Sgaramella, corista, da poco in collaborazione con noi rende il tutto più frizzante. La nostra musica non va raccontata, ma ascoltata e osservata”. Nella vostra musica c’è un’allegra malinconia. “La nostra malinconica allegria non è altro che lo specchio della nostra epoca. Allegra perché dotata di tutto. Malinconica perché priva di fondamenta e di ideali che in passato rendevano il mondo più sano”. Quale messaggio volete lanciare con le vostre canzoni? “Il mio messaggio è un tentativo di far capire all’uomo che l’amore vero, in tutte le sue forme, esiste ancora malgrado venga messo in secondo piano. Il mio consiglio è di ricercarlo e riconquistarlo perché è un bene primario che rischia l’estinzione”. Nove anni di gavetta, l’affermazione al Let me live come band premiata dalla critica è un importante riconoscimento. Quant’è difficile fare musica oggi al Sud? “Abituato ad ogni tipo di critica, vincere un premio a tema è sempre un piacere. Fare musica al Sud non è difficile. Diventa difficile vivere di musica, ma per chi la ama questo non è un problema irrisolvibile”. Come funziona il vostro processo creativo? Come nascono le canzoni della Addati Band? “Nel periodo fertile, Leonardo butta giù dei versi e della musica mentre il resto del paese dorme. Poi in studio ci si confronta e si realizza il vestito giusto per il nuovo arrivato. All’alba Leonardo va a letto e il resto del paese si sveglia, ognuno ha il suo lavoro”. Vale ancora la pena per musicisti giovani come voi passare ore e nottate in sala prove? “Per noi, o almeno per me, è fondamentale perché, come si sa, la notte porta consiglio e il silenzio aiuta l’ispirazione”. Domanda banale sui programmi futuri: cosa avete in cantiere? “Personalmente pensare al futuro mi da un senso di tristezza perché credo nel presente e credo che solo vivendolo a pieno possa dare buoni frutti. Ma è anche vero che bisogna pensarci e lo stiamo facendo. Siamo agli sgoccioli dalla pubblicazione del nostro primo disco”. Secondo te la musica ha un ruolo sociale? Cosa può dare ai giovani andriesi la vostra passione? La musica ha molti ruoli vivendo anche nel sociale. Tutte le epoche sono state accompagnate dalla musica. Credo che a volte abbia portato dei cambiamenti importanti che altrimenti non sarebbero avvenuti. Comunque la musica è parte della vita e chiunque la sostiene deve fare i conti con la società. Concludo dicendo che bisogna mettere il proprio talento a disposizione del mondo e farlo divertendosi.